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"Ma sì, sbaglio, sbagliamo tutti prima o poi, e allora? Sbagli a parlarmi adesso, con questi due fessi qua ad ascoltare. Non ti dico niente. Niente. Non ti dico neanche che sono sei anni che alla domenica mattina prendo la macchina e guido piano, lento, tutto sulla destra. Mi faccio superare da chiunque, me la prendo comoda. Mi guardo intorno. Il paesaggio che fila via. Fumo. Mi fermo per un caffè a metà strada, in un'osteria prima di Ozzero piena di vecchi che giocano alle carte e fumano nazionali senza filtro come succhiassero caramelle alla menta. Do un'occhiata ai giornali. Poi risalgo in macchina e dopo aver attraversato il ponte sul Ticino, appena prima di Vigevano, giro a sinistra per quello sterrato. È una strada isolata, che porta a quel cascinale abbandonato, in mezzo ai campi. Non ha nome quella via. Via Sbagliata. Via Errore. Via Vuota. Così dovrebbe chiamarsi. Arrivo e mi fermo. Scendo. Entro. Guardo lì, in quell'angolo. E li vedo."